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mercoledì 22 febbraio 2012

SOUL'S MIRROR

La fatalità a volte gioca strani tiri, talmente arzigogolati che, a giochi fatti, capisci che appartenevano ad un disegno già scritto.
Stamattina, a riposo dopo la notte passata al lavoro, accompagnati i bimbi a scuola, mi approntavo a testare le gambe,  in vista della Roma-Ostia. Ultimamente mi hanno un pò abbandonato, ma giustamente han ragione loro. E mentre mi attraversavano i tanti pensieri legati al tipo di allenamento che dovevo impostare, alla trasferta ormai prossima con tutti gli annessi e connessi, al da fare dopo l'allenamento, il mio sguardo è stato rapito da un signore anziano che con l'aiuto di due bastoni, di quelli con il manico ricurvo, si incamminava passettini passettini per la strada. D'un tratto, improvvisamente, è inciampato ed è caduto rovinosamente per terra dritto dritto davanti a se.
Mi sono fermato e subito gli sono andato incontro, ed una volta raggiunto l'ho acchiappato sotto le braccia cercando di farlo rialzare. Era duro, pesante. cercavo di parlargli per rassicurarmi del suo stato e lui rassicurava me dicendomi continuamente "Grazie, grazie...". sono riuscito ad alzarlo per metà e poi grazie all'aiuto di una signora sono riuscito a metterlo dritto. In quel momento ho visto i suoi occhi: erano uguali ai miei. Non sono riuscito a staccare lo sguardo subito. Era come se fossi immerso nei miei occhi, occhi biologicamente diversi ma incredibilmente simili per colore, taglio ed intensità. Mi sono rivisto io tra 40-45 anni, vecchio, in precario equilibrio motorio ma caparbio e testardo a non voler star seduto su una sedia a rotelle e soprattutto a continuare a lottare, sino alla fine, contro qualsiasi cosa o persona che possa o voglia intaccare la mia dignita umana. Sino all'ultimo briciolo di forza.
Staccati gli occhi, rassicurato dal fatto che avesse già i suoi bastoni tra le mani, con una pacca sulle spalle lo ho salutato, dicendogli testualmente: "Nonno, camminare ti fa bene, ma tu non correre troppo sennò inciampi". E con un sorriso reciproco ci siamo congedati.
Non avevo mai visto quel signore e non sò neanche chi sia, ma a me piace immaginare che lui sapesse chi fossi io, perchè credo che anche lui, attraverso i miei occhi, sia riuscito a leggere quanto più di profondo e nascosto ci sia in noi esseri umani: l'anima.
Mario Filazzola /¥\

giovedì 9 febbraio 2012

'O SOLE MIO

Tempi cupi, freddi, al limite della possibilità per allenarsi, per quasi tutta l'Italia. Fortunatamente qui a Grottaglie il tempo è stato gestibile. Ho uscito i completi in felpettina tecnica, ma per il resto solo pioggia e vento, non di più. Ben diversa la situazione altrove, a quanto vedo dalle miriadi di foto di altri runners sparsi in tutto lo stivale.
Proprio oggi, approfittando di una lievissima tregua metereologica, al posto della pausa pranzo ho fatto un ora di corsa media. Piovigginava sin dall'inizio, ma all'undicesimo la frequenza delle gocce sul mio viso è aumentata copiosamente. Beh: proprio in quell'istante, quando l'acqua cominciava a scendere dalle guance, sono stato vittima di un inaspettato scherzetto del mio iphone. Odo in cuffia una canzone che neanche sapevo di avere tra le miriadi di raccolte e playlist presenti: 'O sole mio, cantata da Bocelli. Inizialmente ho sogghignato, prendendo quella strana coincidenza come scherzo del destino, ma poi mi sono immedesimato nel ruolo di tenore ed in quello di protagonista ed il calore del sole così osannato in lirica mi ha attraversato tutto il corpo, facendomi aumentare sia il passo, sia quella strana percezione che si prova ogni qualvolta io corra sotto la pioggia: il senso di libertà!
Comunque il sole, quello vero, prima o poi ritornerà ed allora, solo allora, ricorderemo questo periodo, con pacata nostalgia ed indissolubile memoria, come la stagione invernale runnistica più fredda mai passata!
MUSICA MAESTRO............