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giovedì 30 agosto 2012

Hashiru koto nitsuite kataru toki ni boku no kataru koto


Capita a volte che in un giorno di mezza estate, sul calar del sole, un “vecchio” professore ingrigito dal fumo del suo “etereo“ ed “eterno” sigaro, guardandoti negli occhi, con quel profondo entusiasmo giovanile che traspare palese, ti dica: “Ragazzo: ho un libro da farti leggere”. Estasiato da cotanta considerazione e a dimostrazione del sincero rapporto instauratosi tra noi, lo ringrazio chiedendogli le motivazioni di questa scelta. Per tutta risposta, a rafforzamento di quanto già trasmessomi, mi risponde “Io ne ho già una copia e quando l’altra sera me lo hanno regalato ho pensato subito a te, al fatto che TU dovevi assolutamente leggero”. Ringrazio nuovamente e porto a casa questo “trofeo”.
Ed è cosi che la sera nel letto, con doverosa devozione, mi ritrovo con il libro intitolato “L’arte di correre” di Haruki Murakami (il titolo originale è il nome di questo post). Haruky chi??? Ma chi è? Giapponese? Scrittore? Maratoneta? Realizzo che è solo per quest’ultima peculiarità che mi è stato propinato. Mah. Cominciamo.
Prefazione: Quando, nel 1981, Murakami chiuse Peter Cat, il jazz bar che aveva gestito nei precedenti sette anni, per dedicarsi solo alla scrittura, ritenne che fosse anche giunto il momento di cambiare radicalmente abitudini di vita: decise di smettere di fumare sessanta sigarette al giorno, e - poiché scrivere è notoriamente un lavoro sedentario e Murakami per natura tenderebbe verso una certa pinguedine - di mettersi a correre. Qualche anno più tardi, su invito di una rivista, si recò in Grecia dove per la prima volta percorse tutto il tragitto classico della maratona. L'esperienza lo convinse: da allora ha partecipato a ventiquattro di queste competizioni, ma anche a una ultramaratona - che si corre su un percorso di cento chilometri - e a diverse gare di triathlon.
Ah, ho capito: è uno scrittore maratoneta che descrive in questo libro le sue gesta. Mi sembra un po’ edonista. Forse è davvero forte. Vabbè: leggiamolo.
E’ una sorta di cronistoria dell’uomo in primis, dello scrittore poi e, non per ultimo, del maratoneta che è in lui.
“L'arte di correre” infatti, “è una intensa riflessione sulle motivazioni che ancora oggi spingono l'ormai sessantenne Murakami a sottoporsi a questa intensa attività fisica che assume il valore di una vera e propria strategia di sopravvivenza. Perché scrivere - sostiene Murakami - è un'attività pericolosa, una perenne lotta con i lati oscuri del proprio essere ed è indispensabile eliminare le tossine che, nell'atto creativo, si determinano nell'animo di uno scrittore. Al tempo stesso, questo insolito libro propone però anche illuminanti squarci sulla corsa in sé, sulle fatiche che essa comporta, sui momenti di debolezza e di esaltazione che chiunque abbia partecipato a una maratona (e a maggior ragione a una ultramaratona) avrà indubbiamente provato."
Confermo quanto riportato nel virgolettato. A poco a poco sono stato rapito dal modo di scrivere dell’artista, bravissimo nel portare il lettore, al pari delle sue riflessioni ed in maniera assolutamente introspettiva, a considerare la corsa non una semplice azione meccanica ma uno stile di vita, una disciplina rigida e sincera che apporta grossi cambiamenti in termini fisici, morali ed emozionali. E questo è quanto è effettivamente capitato a me!
Mi reputo fortunato che ciò sia accaduto e spero che queste sensazioni ed effettive condizioni possano essere provate dal maggior numero di runners perché, sintetizzando l’opera di Murakami, la corsa porta ad avere una continua riflessione sulla condizione umana, sulla straordinaria determinazione che bisogna avere, sulla profonda consapevolezza dei propri limiti come delle proprie capacità, attraverso a volte una maniacale autodisciplina nel sottoporre il proprio fisico al duro esercizio.
Naturalmente consiglio a voi tutti di leggerlo. Potrete comprarlo online, su Amazon, o nelle librerie. Oppure potrete farvelo regalare, sempre che riusciate a convincere un vecchio professore che voi “siate il futuro”…. in quali termini però non l'ho ancora capito. J


mercoledì 29 agosto 2012

METAPONTUM

Ritorno a scrivere dopo un lungo periodo, nel quale sono accadute sia belle (poche) che cattive (tante) cose.
In questi oltre 100 giorni di assenza dal blog, ne ho percorsi molti di chilometri nonostante il caldo persistente e sfiancante che caratterizza la mia bella regione. A queste latitudini si deve scegliere se uscire al mattino presto 5:30 max 6:00 o provare a correre di sera al tramonto: il tutto e vincolato da quanto tardi sei andato a letto la sera prima o dagli impegni familiari assunti.
Altre volte devi conciliare le 2 cose: stanco della sera prima e con un impegno ormai programmato, con un leggero pizzico di ingegno la cosa si può combinare.
Premetto che è mia consuetudine avere sempre appresso un runner-kit, ovvero completino e scarpette per poter cogliere l'occasione di correre ovunque sia possibile. In questo caso comunque era tutto organizzato.
Complice la piacevole visita  ad un "piccolo amichetto" infortunatosi al parco cadendo dallo scivolo, mi reco con tutta la famiglia nella patria del mio socio ed amico di avventure: Metaponto!
Grazie alla cordialità ed all'estrema confidenza consolidata nel tempo, chiedo se posso approfittare della sortita per percorrere il lungomare a "passo di corsa" come direbbe  Murakami. Il mio amico, entusiasta della cosa, approva l'idea unendosi con la sua bici al mio allenamento, guidandomi in un percorso bello ed inaspettato. Si parte da casa sua, distante 3-4 km dal mare, attraversando il tunnel sotterraneo della stazione (con pista ciclabile  e pedonale) per arrivare in una zona sterrata ed in mezzo ai pini, anticamera del lungomare ben organizzato con marciapiedi e stradine, ideali per il running. Vedere il tramonto del sole sul mare, mentre le famiglie lasciavano i lidi per proseguire la serata nei bei locali del posto, mi inebria di una nuova energia: ed il passo aumenta, tant'è che riesco a tenere il mio ritmo gara per qualche chilometro. Il tutto mentre Giovanni, il mio amico, mi illustra le bellezze del suo paese, mi racconta anneddoti relativi alle persone del posto che incontriamo e che lui conosce  benissimo, oltre a fornirmi l'acqua prontamente ad ogni mia richiesta.
Ho incontrato diversi runners lungo l'allenamento, con i quali ho incrociato lo sguardo e ai quali ho accennato un rapido saluto. Qualcuno aveva pure un buon passo. Forse qualche turista che, come me, ha il kit pronto in macchina per ogni evenienza.
Ho appreso, infine, che un giovane atleta del posto, tal Alessidamo, molti anni orsono intorno alla metà del V secolo a.C., partecipò, secondo Bacchilide, ai giochi olimpici di Delfi vincendo tutte le gare di corsa. Era talmente bravo che oltre a dedicargli una statua sul lungomare Metapontino, si dice abbia vinto in moglie la bellissima figlia di Anteo, noto gigante, figlio di Poseidone e di Gea.
Bello come pacco gara, no?