Nella mia precedente vita romana non ero un runner. Per correre correvo, intendiamoci, ma erano altri traguardi, altri obiettivi: non perdere il treno, non mancare ad un appuntamento, arrivare in orario a prendere il bambino etc. etc.. I tempi sono stretti e le distanze dilatate: vivere “a Roma” e vivere “Roma” è davvero impegnativo. In quegli anni il mio sport preferito era il calcetto: tante soddisfazioni, mai però grandi come quelle che la corsa mi ha dato. Quello sport (il calcetto) grazie al quale ho avuto la possibilità di conoscere ed amare la corsa. Se non fosse stato infatti per la rottura del legamento crociato anteriore destro ed il parziale distacco del menisco avuti proprio grazie ad esso, oggi non starei qui a scrivere in un “RunningBlog”.
Ho corso, prima d’ora, solo in tre occasioni nella capitale: a Villa Borghese in una precedente missione, all’EUR (in occasione della Roma-Ostia) ed un po’ in tutta la città nella Maratona del 2013. In questi 45 giorni ho invece avuto la possibilità di correre più frequentemente nella “Caput Mundi”, spesso a dire il vero nel sedime aeroportuale che mi ha ospitato. Fortunatamente nei pressi di Centocelle esiste uno dei parchi più suggestivi di Roma: Parco degli Acquedotti. “Il Parco degli Acquedotti è un'area verde che ha un estensione di circa 240 ettari. Il nome deriva dalla presenza in elevato o sotterranea di sette acquedotti romani e papali che rifornivano l'antica Roma. E’ ricco di vegetazione arborea, in particolare i pini. Comprende anche un laghetto che sgorga dall'acquedotto Felice e che dà vita a un corso d'acqua e a una cascata che ricalcano l'antica marrana dell'Acqua Mariana. È meta frequente di visitatori e amatori che possono godere di estesi percorsi in terra battuta per jogging e mountain bike, oltre agli impianti sportivi privati esistenti sull'area dedicati a calcio, calcetto, tennis, rugby e golf. Vi si svolgono ancora attività agricole e di allevamento.”
Ecco: ora avete un idea di che bel posto ho trovato per correre.
Naturalmente le emozioni legate a questo parco sono state tante. Innanzitutto i ricordi legati al precedente passaggio: capitava spesso in primavera e nella prima estate di stazionare nei pressi di uno spiazzo in terra battuta delimitato da 2 porte senza reti, in attesa che si arrivasse al giusto numero di persone per giocare una partita. E spesso tra i tanti sconosciuti presenti, ho avuto l’onore di giocare con Ninetto Davoli che al grido di “’nnamo rigazzì” si proclamava capitano di questa o di quella squadra. Sorpresa gradita poi fu scoprire che questo stesso parco è stato sede delle riprese effettuate nel film “Il Marchese del Grillo”, con Alberto Sordi e Flavio Bucci. Indimenticabile la scena del lancio della monetina rovente alla zingarella, che incurante la raccolse e, testatane l’autenticità con i denti, la mise in petto. Per ultimo, nel bouquet dei ricordi, l’autografo che riuscii a strappare al mitico Capitano Francesco Totti, di passaggio qui con la madre e la vecchia compagna, Maria Mazza.
Correre tra i resti dell’imponente acquedotto dà una carica non indifferente. Attraversare le sue arcate, alternarsi al di la di esse tra zone d’ombra e zone illuminate da un tiepido sole, ti fa assaporare ancor di più la storia, quella antica e quella più recente della Roma Papalina. Così come mai mi sarei aspettato di correre in mezzo ad un gregge di pecore proprio qui, nella città eterna. L’aver illustrato e condiviso questi splendidi sentieri con persone a cui tieni, poi, non ha prezzo.
Vado via da Roma appagato, arricchito dai suoi molteplici colori e dalle innumerevoli sfumature dei tanti bei posti visti o riscoperti, dei tramonti nei quali era facile perdersi e di quel Tevere "che andava lento lento" come Claudio Baglioni dice in una sua bellissima canzone.
Vado via con un velato sorriso, quel sorriso che però mi permette di dire, con assoluta fierezza, ‘Arrivederci Roma’.