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lunedì 9 gennaio 2012

DO UT DES

E’ inutile negarlo: è inconsapevolmente il mio motto, da sempre.
Anche inconsciamente mi rendo conto, tutte le volte, di quanto io rimanga deluso da un evento, una storia o una persona quando carico di un enfasi primordiale dono tutto me stesso per ricevere, in cambio, solo granelli eterei di una volatile polvere visibile, e solo perché attraversata dai raggi solari. Il nulla praticamente.
Ma la corsa no, non mi delude. Mi do ad essa e lei mi ricambia con una moneta più forte, con uno spread, per usare uno dei termini più inflazionati del momento, altissimo.
Prima di iniziare un allenamento, soprattutto in questi periodi di freddo intenso, mi basta indossare le Nimbus e via: tutto cambia prospettiva. Durante l’allenamento, l’alternare di passi, uno dopo l’altro al ritmo impostato,  ti rende consapevole di sembrare agli occhi dei pochi come un eroe mentre agli occhi dei  più come un alieno che invece di starsene seduto sul divano di fronte al camino, corre con il freddo e la pioggia.
Ma la parte più bella è dopo, quando, “finiti i compiti”, dopo una sana doccia calda senti le tue gambe vive, come se tanti martelletti ticchettassero tutti insieme sui muscoli affaticati per rigenerarli.
Sarò matto? Beh: meglio saperlo che crederlo, altrimenti, sono certo, ne rimarrei ulteriormente deluso.
Mario Filazzola /¥\

2 commenti:

  1. Mario......6 contagioso ed unico nel contempo!!!Ciao runner poeta....continua sempre così!

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  2. Bellissimo pensiero e ottima descrizione...e dire che il tutto è partito da un fine latinismo!!!

    Bartolo

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