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mercoledì 21 novembre 2012

TO RACE AFTER SOMEBODY

Bellissima giornata di Novembre. A queste latitudini, nonostante i panettoni siano già presenti nei supermercati ed i negozi abbiano abbellito l'ingresso del loro uscio con le luci natalizie, l'estate non è ancora finita. Consequenzialmente l'inverno tarda ad arrivare.
La Salento HalfMarathon è una gara della quale ho sempre sentito parlarne bene, ma la troppa vicinanza tra gli eventi aveva fatto si che l'anno scorso scegliessi Corigliano per la 1/2 a "ritmo gara" e non Collepasso, bellissima cittadina dove si svolge la competizione che stò per raccontarvi.
Durante quella fase antecedente il riscaldamento, che consiste nel cambiarsi e attaccarsi "il numero" alla canotta sociale, partecipo ad uno dei miei compagni di avventura che non ho idea di come impostare la gara. Sono indeciso tra correre, cercando di abbassare il mio personale sulla mezza,  o accompagnare qualcuno che, essendo all'esordio sulla distanza, necessita del giusto incoraggiamento. Sino all'ultimo non sò: mi reco alla partenza e decido che sarà la "strada" ad indirizzarmi. Trovo subito tanti cari amici podisti, tra cui alcuni che reputo top runner. L'atmosfera della partenza mi inebria: la musica, la gente, la location, gli sguardi fugaci. Tutto contribuisce a darmi la giusta energia e a prendere la decisione che, a fine gara, risulterà essere stata saggia.
Parto con la necessaria grinta e, correndo al fianco dei miei neo compagni di avventura, imposto i primi chilometri su un pace aggressivo: 4'00'' al km, giusto per staccare la massa. Reagisco bene, la respirazione continua ad essere costante e rilassata anche dopo il 2° km. Davanti ho la possibilità di vedere i 3 gruppi che si sono delineati: la testa della gara, il gruppo a seguire capitanato dalla prima donna  (abbastanza numeroso) ed  il gruppo che ci precede, composto anche esso da una donna e diversi podisti dal fisico "runbody".
Tra una chiacchiera e l'altra arriviamo al 3° km: 12'09''. Non  mi lascio impressionare e, sarà per l'euforia, sarà per la compagnia, comincio a cantare "Sweet Home Alabama". I miei più esperti amici mi consigliano di risparmiare il fiato per la gara. Per contro decido da quel momento di procedere al ritmo a me più congeniale, con l'intenzione non di abbandonarli, ma di ritrovarli più avanti. Decido inoltre di non guardare più l'orologio: sarà una gara a sensazione. E di sensazioni, in realtà, ne ho avute tante.
Comincio con il sentire i miei passi stare all'unisono con il mio respiro: una combinazione perfetta. I metri passano in fretta in questo stato catartico.
Arrivo all'uscita della strada nell'uliveto e li, dopo una curva a gomito, comincia lo spettacolo.
Vedo il gruppo capitanato dalla "ragazza bionda" avvicinarsi copiosamente al gruppo della "ragazza mora". Come in una strategia già collaudata, gli accompagnatori della "bionda" rallentano, consentendo alla stessa di affiancare la "mora", anche essa staccata dal resto del suo gruppo.
Come in tanti di quei documentari dove si combatte per il territorio, senza ferirsi o schernirsi, le due protagoniste hanno condotto per un pezzo, fianco a fianco e senza guardarsi, lo stesso tratto in salita sino a che la "mora" con un guizzo d'orgoglio, è riuscita a trovare il giusto ritmo per riprendere la testa della corsa.
Estasiato da tale scena, decido di continuare il mio cammino a passo spedito: capisco che ho bisogno di seguire qualcuno per trovare le giuste motivazioni.
Raggiungo facilmente la bionda, la supero e mi metto all'inseguimento della mora, grandissima top runner locale.
Riesco a superarla prima del passaggio nel centro del paese: ciò comporterà che sentirò invocare il suo nome per tutto il tratto in conteporaneaneamente al mio passaggio. La cosa, non sò in quale angusta maniera, mi intriga ancor di più.
Cerco un nuovo stimolo: la casacca del gruppo cui appartiene il mio amico Marco, è distante, ma non inarrivabile. Mi concentro e al 16° km sorpasso il mio "obiettivo" salvo vedere che il mio amico Marco non'è: lui è un pò più avanti, a vista.
Ecco un altro cui correre dietro: Marco, quello vero.
Lo raggiungo al 19° km e di lui mi colpisce una cosa: sanguina dal polpaccio. Con ritmi sotto i 4'00'' mi faccio forza nel decidere di parlargli: gli comunico del sangue e lui, di contro, mi fa i complimenti chiedendomi se mi rendessi conto a quanto stavamo viaggiando. Gli rispondo che ho deciso di non guardare l'orologio, di andare a sensazione. Lui annuisce, ridendo, comunicandomi un falso pace a 5'30''. Gli accenno un sorriso e riparto per la mia strada.
Riprende l'alternanza con un runner che da chilometri ormai mi passa e si lascia passare. In quel momento decido che a correre dietro qualcuno, sino all'arrivo sarà lui.
Ci siamo, curvone finale con pallone dell'arrivo a vista. Sopra ad esso il display segna: 1h25'48''.
Non ci credo: sono io? Mi illumino d'immenso e corro gli ultimi metri ripetendo l'unica parola monosillaba che mi veniva in mente: NO....NO....NO....NO!!!!!
All'arrivo sono felice come un bambino: 5'30'' in meno dell'ultima mezza di Pignola: un abisso.
Porterò nel cuore questa esperienza, non fosse altro che per il risultato ottenuto.
Infine, le manifestazioni d'affetto di tutti coloro che hanno voluto condividere con me la gioia per l'ottimo piazzamento, non hanno prezzo: mi hanno riempito il cuore.
In fondo cosa ho fatto: HO SOLO CORSO DIETRO QUALCUNO..........  :)




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