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venerdì 24 maggio 2013

SHONNA BA SHONNA ][SHOULDER TO SHOULDER

Un altra nottata è passata. Il rumore dei rotori hanno accompagnato il mio intero sonno: qui l’attività di volo non si ferma mai. “Son le 5:00 del mattino, l’angoscia ed un pò di vino….” cantava Ligabue. Qui il vino è un miraggio; l’angoscia bisogna cancellarla dal proprio dizionario, sennò sarebbe molto inflazionata come parola. La tenda è buia: c'è gente che dorme. Mi alzo cercando di fare quanto meno rumore possible. Ho preparato lo zainetto con all’interno la colazione, il completino, le scarpe ed un asciugamano. Il Garmin passa dal comodino al polso in un battibaleno. L’aria mattutina, anche se fresca e rarefatta, è pregna di quell’odore di bruciato: qui l’inceneritore lavora h24 e non è di quelli a norma.
Calpesto i primi ciotoli della giornata: saranno milioni quelli calpestati sino a stasera. In torretta c’e’ una guardia: sicuramente non avrà avuto un bel pensiero nel vedermi. Fosse stato lui a posto mio  sarebbe rimasto a letto, ma io ho una gara. Si una gara di soli 5km ma che, vi assicuro, valgono 10.
Fatta una fugace colazione mi reco verso i bagni, che sono distanti un centinaio di metri dalla tenda dove dormo. Incontro il mio amico Franco che mi “scorterà” volontariamente all’appuntamento nel luogo previsto, distante  qualche km. Lui è sempre sorridente, a qualsiasi ora del giorno. Spesso mi chiedo come faccia ad esserlo. Non mi aspetto da me stesso una risposta, tanto meno che da lui, ma di una cosa sono certo: è bello incontrarlo durante il giorno. Mi aiuta ad “abbellire” la giornata.
Mi lavo e mi preparo: sono pronto. Partiamo e durante il viaggio, non sò perchè, mi viene di cantare una canzone: "4 marzo 1943" di Lucio Dalla. Franco coglie al volo la sfumatura e comincia a canticchiarla insieme a me. A queste latitudini anche queste piccolo cose ti riempiono il cuore.
Arriviamo al rendezvous. Gli amici americani sono già pronti. Tutto è organizzato. Guardo l’orologio: sono ancora le 6.00 del mattino. Mi domando da che ora stiano qui.
Di solito ad una gara devi capire a chi rivolgerti, dove si conferma l’iscrizione, insomma: chiedere informazioni. Bene: farlo in inglese, anzi in Americano, rende le cose molto piu’ complesse. Riesco a barcamenarmi ed ottenute le informazioni che cercavo parto per il riscaldamento.
Guardo i ragazzi americani corricchiare anche loro. Corrono tutti con la maglietta dell’evento, una t-shirt di cotone stampata, rigorosamente nei pantaloncini. Ecco: questa è una cosa obbligatoria per loro. Non esiste che corrano con la maglia da fuori, o con i corsari, pantaloncini stracorti, con maglie aderenti o addirittura diverse da quelle che ricevono per l’evento. Hanno queste regole e vogliono che anche gli altri le rispettino. Naturalmente io, da buon militare, “allineato e coperto”.
Siamo sullo start: five, four, three, two, one.... go!
Mi posiziono subito in terza posizione. I due davanti li conosco già: li faccio andare. Sento il rumore dei passi dietro di me: non mi volto a guardare. Dopo un kilometro un americano mi supera e mi distanzia. Guardo il Garmin: 3'52''. Nonostante l'affronto decido di rallentare e mi posiziono sui 4'00'': a breve termine, sono sicuro, lo riprenderò. Infatti, ai 2400 mt lo sorpasso: non mi supererà più.
L'aria sembra mancare: la polvere in gola rende difficoltosa la già impegnativa respirazione.
La cosa che più mi manca sono i punti di riferimento: qui l'unico anello esistente simile ad una pista, è lungo 1 miglio. Fare i calcoli, con il poco ossigeno rimasto in circolo, è davvero impensabile. Fortunatamente il Garmin mi viene in soccorso.
Guardo i primi arrivare: sono terzo e, soprattutto, solo. Mi godo l'arrivo prendendomi tutti gli applausi dei presenti, compreso il mio amico Franco che continua a scattare foto.
Penso ai miei amici in Italia, a quanto vorrei poter condividere subito con loro questa mia gioia. Ma non posso: li sono ancora le 4e30 del mattino.
Ritiro il premio consistente in un pupazzetto caruccio ed un buono da 25$.
Soddisfatto ringrazio tutti e rientro al campo: una nuova giornata lavorativa mi aspetta.
Shonna Ba Shonna: spalla a spalla. E' quello che qui noi facciamo: accompagnare l'emergente popolo afghano nel migliorare la propria condizione professionale militare. Spalla a spalla, proprio come il viaggio che ho fatto e faccio tutt'oggi con voi amici runners: come ben sapete nessuno luogo è lontano perchè non c’è bisogno di essere di fronte per essere vicini. Solo quando non si è vicini nei pensieri allora si è veramente lontani. Buona vita my friends!



2 commenti:

  1. Sono consapevole di quanto sia difficile correre all'altitudine in cui ci troviamo (1066 metri), poco ossigeno e tantissima polvere, la tua vittoria mi ha reso ancora piu' fiero di essere italiano.......SHONNA BA SHONNA ][SHOULDER TO SHOULDER.....Nunzio

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  2. Sono contento per te secco.....credimi veramente!!!
    Sei davvero un grande!Ciao a presto my friend!!!
    Georgemanrunner70

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